Ilaria Massariol • graphic designer - post producer
 
La solitudine: come conviverci

La solitudine: come conviverci

Non sono mai stata una persona circondata da amici.

Le persone di cui mi fido le conto sulle dita di una mano.

Non sono mai stata quella che ama essere al centro dell’attenzione.

Sono più quella che ascolta, in silenzio, che viene notata poco ma che sa esserci per chi ne ha bisogno.

Raramente ho sentito questa stessa empatia ritornarmi, raramente le persone ne dimostrano in proporzione.

Mi è sempre andato bene così: non tutti siamo in grado di dimostrare la stessa quantità di affetto e attenzione, quindi mi sono abituata all’idea di avere un’empatia che supera la norma, ed è normale quindi che gli altri non possano ricambiare con la stessa intensità.

La cosa mi ha sempre fatto sentire sola. Immaginatevi questa ragazzina che dà una mano a chiunque, che cerca sempre di essere di aiuto e disponibile perché semplicemente è gentile, ma nessuno riesce a esserlo con lei. Non avrebbe mai costretto nessuno a provare dei sentimenti per lei, ma non chiedeva altro che un amico, qualcuno che ci fosse per lei, come in quelle serie tv della sua infanzia dove la protagonista ha sempre un’amica del cuore.

Rachel e Monica.

Chandler e Joey.

Rory e Lane.

Lorelai e Suki.

Raj e Award.

Quel tipo di amicizia dove non ti senti mai sotto giudizio e puoi essere te stesso, quel genere di rapporto dove che in qualsiasi momento ci sarete l’uno per l’altro. Quella ragazzina non desiderava altro: non un fidanzato, l’amore eterno, solo non sentirsi sola e avere un amico accanto.

Col tempo, quella ragazzina è cresciuta. Ho trovato una delle persone migliori della vita, quell’amica che tutti vorrebbero. Ciononostante questo bellissimo rapporto, ognuna ha la sua vita, e io continuo a sentirmi sola.

Ma va bene così, ho preso il ritmo e ora ho capito come gestire questa solitudine che mi accompagna da tanti anni.

Rispetto a qualche anno fa, ora ho la consapevolezza che non sono davvero sola: quelle persone che conto sulle dita di una mano, quelle anime stupende, non mi faranno mai sentire davvero sola, anche se sono a km di distanza.

Se dovesse capitare che la solitudine dovesse farsi sentire più forte, ora so come agire: gli attacchi di panico per me sono all’ordine del giorno, e l’idea di essere sola mi terrorizza. Quando mi capita, so riconoscerlo ormai: la bocca che si secca, il sapore acido che rimane nella gola, le vampate di calore, i capogiri, il respiro bloccato e la difficoltà a pensare. So che devo riprendere possesso della mia mente, in quel momento: fissare un punto nella stanza dove mi trovo, analizzarlo attentamente, distogliendo i pensieri dal panico che mi sta assalendo. Contare un numero alla volta, ad alta voce, fino a dieci, scandendo i numeri con lunghi e profondi respiri. Serrare le unghie delle mani nella carne con pugni stretti. Al numero dieci, lasciare andare velocemente la presa delle unghie: il sangue si sposterà dalla testa pulsante alle mani per rifornire la circolazione, e lentamente la mia vista torna ad essere più nitida e la mia mente meno annebbiata dall’ansia.

Mi capita di mettere per iscritto il motivo del mio attacco di panico, e quando non ne trovo il motivo provo a ricordare cosa stessi facendo o pensando nell’istante in cui è capitato. Spesso sono motivazioni futili: una consegna importante, una ricerca devo portare a termine, la spesa da fare, o nei casi più gravi ripensare a una frase che ho detto a una persona e cercare di capire se quella persona l’avrà presa bene o male e capire se ci saranno ripercussioni sulla mia persona.

Quando mi capitano queste cose, cerco di essere sempre da sola nella stanza, ma non sempre ho questo privilegio. Perciò mi isolo, cerco di non dare nell’occhio, anche se non è facile. Non è facile non farsi notare dalle persone quando hai lo sguardo vacuo e sei bianco in volto come se stessi per vomitare. La cosa che ho imparato è fingere: fingere di stare bene, è se le gambe me lo permettono uscire dalla stanza.

Le lacrime faccio fatica a trattenerle: sono la mia valvola di sfogo sia per la tristezza che per frustrazione e rabbia.

Avere degli attacchi di panico ti fa sentire estremamente solo, perché pochi capiranno ciò che sta accadendo nella tua testa, pochi potranno aiutarti e ancora meno riusciranno a dire o fare la cosa giusta. Spesso si allontanano, perché non sanno come comportarsi. Altri proveranno a calmarti, ma non avranno mai le parole con la giusta delicatezza da esprimere.

Così, ti ritrovi in un angolo, da solo, a cercare di capire perché ti senti così: debole, insignificante, odiato, annullato, un omuncolo senza valore.

Non voleva essere un testo deludente o triste, ma un testo che vi ricorda che se vi sentite così anche voi, non siete soli.

Quando pensate di essere soli, in realtà non lo siete mai veramente. Ve lo posso assicurare.

Se capita anche a voi di pensare che non meritate alcuna felicità, di non meritate alcuna attenzione da parte delle persone perché siete il niente, io sono qua per dirvi che vi sbagliate.

Lo dico anche per me stessa, ma sono qua per dirlo a voi: vi meritate quella felicità.

Vi meritate di mangiare, senza saltare pasti perché pensate di essere degli esseri inutili. Vi meritate di comprarvi quel libro che tanto desiderate, e non di vietarvelo perché non siete riusciti a dare il massimo come speravate in quel progetto. Vi meritate di stare in compagnia degli amici per un giorno o per una sera senza pensare al domani, non punitevi perché non avete studiato abbastanza o perché non avete rispettato la tabella di marcia che vi eravate prefissati.

VI MERITATE TUTTO.

Perché non siete soli, e non avete sbagliato nulla di così grave da meritarvi l’isolamento.

Il segreto per convivere con la solitudine? Accoglierla, e vederla come qualcosa di positivo che può aiutarci ad apprezzare di più noi stessi, vederla come un momento di pausa da tutto ciò che ci martella il cervello ogni giorno.

Non siete mai davvero soli. Quella solitudine che sentite può fare male e può fare così tanto rumore a volte che vi sembra di non farcela all’inizio, ma vedrete che col tempo riuscirete a controllarla e a modellarla alle vostre esigenze. Il segreto e far adattare lei a noi, e non noi a lei.

Non sei un fallimento.

Hai più coraggio di quanto pensi. Vali molto più di quanto pensi.

Non sei mai davvero solo.

Ti abbraccio forte, a te che stai leggendo queste parole, e spero di averti aiutato.

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